…Anche la Cooperatori al Giro delle Fiandre…
L’avventura si chiama Giro delle Fiandre o in lingua fiamminga De Ronde Van Vlaanderen. E’ ben più di una corsa: è l’evento che grandi, piccoli, uomini e donne aspettano per un anno intero, televisioni e giornali non parlano d’altro.
I tre percorsi attendono migliaia di ciclisti. Quello più lungo ricalca per filo e per segno le stradine che da Bruges portano a Ninove e, lungo i suoi 259 km, vi sono da affrontare 17 muri. Gli altri due tracciati, da 140 km e 75 km, partono ed arrivano da Ninove. Dopo esserci sistemati in periferia a Bruges, in un ottimo hotel, andiamo a fare conoscenza con la sorridente cittadina (la piccola Venezia del nord): un po’ di shopping e curiosità non guastano mai… A pranzo, per non correre rischi, ci siamo fidati di un ristorante il cui nome non avrebbe potuto tradire le nostre aspettative: Romagna. Senza farlo apposta, c’è chi si è sentito più a suo agio di altri: l’oste era il presidente dell’Inter Club di Bruges e il locale ne era la sede! La sera del giorno stesso, prima della gara, ci ha accolto di nuovo per fare il pieno di carboidrati (carbonara collettiva). Il nostro risveglio ha anticipato il trillo della sveglia, tanta era la frenesia e l’ansia in vista dell’esperienza che ci attendeva. Un’ottima colazione ci ha fornito le energie indispensabili per affrontare la prova e, dopo le foto di rito davanti all’hotel per immortalare quello che temevamo potesse essere l’ultimo momento di lucidità della giornata, ci siamo diretti verso il ritrovo della partenza fissato dalle 7.00 alle 8.30 in centro a Bruges per il percorso lungo. La partenza alla francese non comporta alcun tipo di stress: niente chip e tanto meno partenze allucinanti ai 50 all’ora…non c’è l’assillo del risultato, ma solo la sfida con se stessi e tanta tanta voglia di pedalare su strade leggendarie. In barba alle previsioni metereologi che pronosticavano tempo incerto con probabile pioggia e vento, il sole e il cielo terso hanno fatto da padroni. Unica nota negativa: il vento che, guarda caso, non è stato mai a favore ma, lo stare in gruppo e fare il “ciuccia ruota” ha permesso di arrivare in prossimità dei muri senza essere troppo affaticati. I saliscendi non erano troppo impegnativi ma ciò che ci ha colti di sorpresa sono stati i numerosi settori di pavè la cui lunghezza e frequente sequenzialità non era attesa. Di tutti questi 17 muri, solo tre erano in asfalto; tutti gli altri erano in un pavè molto irregolare. In un primo momento, ogni qual volta si approssimava una salita annunciata da cartelli posti ai lati della strada che denominavano il muro con la pendenza media e massima, vi era una sorta di timore nell’affrontarla a cui arrivati in cima, subentrava uno stato di euforia e felicità che permetteva di affrontare con sempre più entusiasmo e vigore i muri successivi. Tutto questo era solo una sfida continua con se stessi. Una sfida incitata dall’ammirazione e dall’entusiasmo della folla ai bordi della strade e sulle vette dei muri che con altoparlanti, megafoni e urla di incitamento, caricavano al massimo noi poveri ciclisti della domenica. Noi che stavamo percorrendo le stesse strade che il giorno successivo sarebbero state glorificate da corridori ben più blasonati. Avete presente il Paterberg e il Koppenberg? Ebbene, la gente ai bordi della strada era pressoché la stessa che si è vista per la gara dei professionisti. Si arranca, le ruote slittano sul pavè al 22%. Stare in piedi è impossibile, ma si deve andare avanti: mai mettere un piede per terra. Dopo questi due veri muri, l’ultimo ostacolo è il Muur, il muro per antonomasia. Pronunciarlo in fiammingo incute ancora più soggezione. E’ il muro di Grammont; in meno di un chilometro si raggiunge la cappelletta che dà il nome al muro, Kapelmuur. I muscoli a questo punto sono irrigiditi, il cuore pulsa al massimo e lo si sente in gola ma anche questo è andato: si pedala tra due ali di folla, tra odori inebrianti di carni alla brace, wurstel e fiumi di birra, canti e incitamenti che quasi non ti fanno percepire la fatica. Tutto è avvenuto in così breve tempo che quasi non ti rendi conto di quello che è successo. La sosta alla fine dello strappo è dovuta e, guardando indietro tutti gli altri ciclisti, tuoi compagni di avventura, che lo stanno affrontando con il tuo stesso impeto e sotto il tuo stesso incitamento della folla, realizzi finalmente la bellezza e la grandiosità di una giornata memorabile. Ancora 25 km all’arrivo, ma ormai il più è fatto: ancora un muro, il Bosberg, ci separa dalla meta, ma quasi viene affrontato in scioltezza, tanta è l’euforia e la consapevolezza di aver goduto di una giornata veramente splendida. Il bel tempo, i muri, il pavè e il vento sono stati il contorno ideale che ha caratterizzato la corsa a fare del Fiandre…il Fiandre. All’arrivo i protagonisti si mettono tutti in fila per ritirare il pacco gara o uno spuntino (a pagamento) e l’attestato: tutto è ormai finito. Qui non ci sono né categorie né premiazioni: sono tutti eroi, ognuno è artefice della propria vittoria, semplicemente con l’aver portato a termine la fatica. La soddisfazione e il divertimento sono il premio più grande.
Apollonio
Leggere le parole di Apollonio riporta alla mente un ciclismo leggendario, dove la sfida è con se stessi, e chi ti sta intorno non è un avversario ma un compagno di viaggio. Complimenti, ancora una volta la Cooperatori ha realizzato un’impresa!
BRAVI RAGAZZI !!! VI AMMIRO E VI “INVIDIO” NEL SENSO BUONO DEL TERMINE…. SAREBBE BELLO CHE IL PROSSIMO ANNO LA SOCIETA’ RIUSCISSE A PROGRAMMARE UNA DI QUESTE GRANDI CLASSICHE NEL CELENDARIO UFFICIALE OBBLIGANDO COSI’ LE RISPETTIVE MOGLI A RILASCIARE I RELATIVI “NULLA OSTA”!!!
Ragazzi mi sono emozionato leggendo questo vostro diario di viaggio che racconta della vostra superba impresa in terra belga. Immagino anche la vostra emozione nell’affrontare tra ali di folla “i mitici muri del fiandre”, complimenti e’ dire poco di cotanta impresa, la Cooperatori tutta, grazie a voi, puo’ fregiarsi in questa annata di un’altro dei traguardi storici del ciclismo amatoriale. Grazie “leoni”, aveto domato anche questa classica del nord, chi sono i vari Tom Boonen, Fabian Cancellara ecc.ecc…. voi siete sicuramente piu’ forti. Domanda : ma chi ci tiene piu’?!!!!!!!!!!!!
Dovrei utilizzare un dizionario intero di elogi, ma credo che un sentito COMPLIMENTI ! sintetizzi la mia profonda ammirazione.
ringrazio per i complimenti e per gli elogi, spero di vedervi presto compagni di griglia, rapportone e speriamo volata !!!